Inibizione Chisoli e Micheli: lo Spezia risponde con un comunicato

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La mattinata è stata scossa dal Provvedimento della Procura della Repubblica della Spezia verso i massimi dirigenti della società spezzina, accusati con altre 13 persone di aver favorito l’immigrazione clandestina di ragazzi nigeriani provenienti dall’Academia di Abuja.
Più sotto cerchiamo di condensare il senso delle accuse, alle quali il Club di Via Melara risponde così:

Lo Spezia Calcio, ribadendo la piena fiducia nell’operato della Magistratura, rimane a completa disposizione delle Autorità competenti, sicura che i propri tesserati potranno chiarire ogni addebito nelle opportune sedi.

La Società, forte di una condotta esemplare e sempre rispettosa di regolamenti e normative, è certa che nessuna irregolarità sia stata posta in essere ed attende serenamente il corso degli accertamenti del caso.

Il tutto nasce da un’inchiesta della Procura, partita dopo che, l’anno passato, la società ValdiVara 5 Terre venne indagata dalla giustizia sportiva per aver fatto giocare 3 ragazzi nigeriani, girati alla stessa dallo Spezia Calcio.
Secondo il ricorso di alcune società genovesi, i giocatori stessi non sarebbero stati tesserati in maniera regolare, da qui il ricorso, rigettato dalla giustizia sportiva come non sussistente.

L’inchiesta penale è invece proseguita e questa mattina sono stati emessi i provvedimenti verso i massimi dirigenti della società spezzina e del Valdivara 5 Terre, come si legge dalla nota della Procura:

<< La Procura della Repubblica della Spezia emette misura cautelare interdittiva del divieto di esercitare imprese o uffici direttivi di imprese o persone giuridiche che svolgono attività sportiva calcistica, professionistica o dilettantistica, per un anno nei confronti di Stefano Chisoli e Luigi Micheli, nonché a carico del Presidente del Valdivara 5 Terre>>

Al centro dell’indagine, ci sono i movimenti che hanno portato alcuni giocatori nigeriani, al momento non specificati, a transitare dalla Football Academy di Abuja fino allo Spezia Calcio negli scorsi anni.
Nei giorni scorsi erano già state perquisite le sedi delle due società calcistiche e i domicili dei tre indagati nei confronti dei quali è stata disposta la predetta misura cautelare interdittiva, nonché – con la collaborazione di personale delle Squadre Mobili di Genova, Bologna, Treviso e Massa-Carrara – anche le abitazioni di altri soggetti comunque legati alle predette società, con il sequestro di documentazione e supporti informatici ritenuti utili alle indagini.

In sostanza la Procura ritiene che esistesse un vero e proprio “sistema” finalizzato a far giungere e poi permanere in Italia giovani promettenti atleti minorenni, di nazionalità nigeriana, selezionati presso la scuola calcio di Abuja, violando sistematicamente le disposizioni in materia di immigrazione clandestina.

I vertici dello Spezia Calcio, in occasione della formalizzazione presso l’ambasciata italiana in Nigeria dell’invito, prodromico al rilascio agli atleti minori del visto temporaneo di ingresso, si impegnavano a far rientrare i giocatori in patria al termine degli eventi sportivi, dichiarandosi formalmente consapevoli delle sanzioni penali previste in caso di mendaci dichiarazioni, pur essendo consci fin dall’inizio che, i giovani più promettenti, non sarebbero più rientrati.

Si legge nella nota, che poi continua:

Gli atleti selezionati venivano, quindi, trasferiti e mantenuti in Italia a spese dello Spezia Calcio in occasione di eventi vetrina come il torneo di Viareggio. In realtà, una volta giunti in questo Paese, facevano risultare artatamente i giovani calciatori come minori non accompagnati, allo scopo di beneficiare delle disposizioni di legge a tutela dei minori che si trovano effettivamente in tale status.
Entrando nel dettaglio è stato documentato che, prima della scadenza del visto temporaneo, i calciatori minorenni selezionati, nonostante fossero già stati formalmente affidati per il viaggio in Italia ad un tutore legale/allenatore della scuola calcio di Abuja, venivano poi affidati ad altri soggetti, legati indirettamente con lo Spezia Calcio, i quali ottenevano un decreto di nomina a tutore.
Per ottenere il decreto di affidamento presentavano deleghe a loro favore sottoscritte dai genitori dei giovani calciatori, omettendo di rappresentare che gli stessi minori erano già, dall’origine, affidati ad un allenatore/tutore legale; condizione quest’ultima indispensabile al fine del rilascio del visto di ingresso per soggiorno temporaneo. 
Sempre ai fini del completamento dell’iter burocratico/amministrativo i minori venivano, come dispone la legge, iscritti presso un istituto scolastico che, però, di fatto – come emerso dall’attività investigativa svolta – non hanno mai frequentato.
Ottenuto, quindi, con questo “sistema” il decreto di affidamento, i tutori presentavano richiesta di permesso di soggiorno per minore non accompagnato, che comporta automaticamente il rilascio del titolo in favore di quei minori che si trovino effettivamente sul Territorio Nazionale senza un accompagnatore.

E da qui si passa alle motivazioni addotte dalla Procura, per le quali si sarebbe usato il metodo non “regolare“:

Il “sistema” in argomento nasce dall’esigenza di superare il divieto, previsto dall’art. 19 del regolamento F.I.F.A. e dalle ulteriori specifiche normative sportive in materia, che impedisce di tesserare giocatori minorenni provenienti dall’estero. Tale divieto, assoluto per le società professionistiche, ammette alcune eccezioni per quelle dilettantistiche, a patto di rispettare determinate condizioni. 
Il reato di immigrazione clandestina in contestazione nasce, dunque, dalla volontà dei vertici della dirigenza della squadra professionistica spezzina di aggirare prima la normativa in materia di immigrazione e, successivamente, quelle sportive, mediante un tesseramento fittizio presso squadre dilettantistiche in attesa del compimento della maggiore età dell’atleta selezionato, in vista del successivo tesseramento nella compagine professionistica dello Spezia Calcio e con il fine ultimo di ricavare importanti plusvalenze, anche milionarie, con la cessione dei calciatori ad importanti clubs professionistici, come riscontrato nel corso delle indagini.
Nel complesso dell’attività investigativa sono state deferite alla Procura della Repubblica 15 persone, in ordine alla violazione dell’ art. 12, comma 3° del D. L.vo 286/98 e successive modifiche che punisce chi promuove, dirige, organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri nel Territorio Nazionale ovvero compia altri atti diretti a procurarne illegalmente l’ingresso o la permanenza in Italia, con pene che vanno da 5 a 15 anni di reclusione.

La motivazione tende ad “aggravare” il comportamento atto a permettere a giocatori spesso di ottime qualità, tolti dalla strada in Nigeria, di misurarsi con il calcio Europeo, riducendolo a mero scopo economico atto a “ricavare importanti plusvalenze, anche milionarie“, come se in una società di calcio quello non fosse lo scopo primordiale, ma fatto illecito.
Diverso il discorso sul “sistema” utilizzato e sull’eventuale “irregolarità” dello stesso, ma questo lo appureranno le autorità competenti.

Ci limitiamo a commentare che tale “sistemi” non sono certo una novità e sono stati utilizzati spesso in passato, proprio per la differente normativa che riguarda le società dilettantistiche in tema di tesseramento degli extracomunitari.

Enrico Lazzeri
Enrico Lazzeri
Nato a La Spezia, è il Direttore Responsabile della testata, segue lo Spezia con passione e trasporto dai primi anni '80 prima da tifoso, poi da tecnico televisivo ed infine da giornalista. Per anni Direttore di Astroradio, collabora con Tele Liguria Sud dagli anni 80, attualmente opinionista nella trasmissione Voglia di Spezia al giovedì sera.

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