Il Punto – La cultura del disfattismo

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Si dice che non è tutto oro ciò che luccica, da noi il concetto è portato all’estremo, si passa dalle miniere d’oro ai buchi neri in men che non si dica.
Una visione estrema del mondo Spezia che può spingerti se tutto gira a meraviglia, ma rischia di travolgerti se la stagione prende una piega sbagliata.

Che sia frutto del classico negativismo alla spezzina o dell’imborghesimento della piazza di Bjelicana memoria, ma richiamata in passato anche da altri mister, vedi Alessandrini, non è dato saperlo.
La sfida dell’Arena sintetizza al meglio questo assioma: da un successo che avrebbe galvanizzato la piazza mettendo forse la parola fine sulla crisi di inizio anno, peraltro strameritato sul campo, ad una sconfitta che getta nello sconforto quasi che la retrocessione si materializzasse ineluttabilmente tra una settimana.

Certo la classifica al momento è implacabile, inevitabilmente condizionata da un inizio choc che ha unito episodi sfortunati a gare sbagliate mettendo in linea tanti pericolosi zeri, ma poi qualcosa è cambiato e ciò di buono che è seguito, non può essere cancellato dai 4 minuti di follia con il Pisa.
Non si fa un’analisi obiettiva se si nasconde l’evidente crescita, come non si fa nulla di positivo continuando a prendere di mira chi è stato bollato come colpevole del periodo nero.

Non si può negare che dalla gara con il Benevento in poi, la squadra abbia veramente sofferto solo per la prima parte del match con il Chievo, difficoltà superata brillantemente con una seconda parte dominata.
Così come è stato dominato il secondo tempo di Pisa, uno dei migliori tempi di tutta la stagione sino ad ora, con due reti e almeno 5 occasioni da gol favorevolissime.

Certo che poi i due gol di testa presi nel finale e gli errori sotto porta, vengono inseriti alla voce difetti, ma ce ne sono una bella quantità da inserire anche alla voce pregi.
La verità è che il calcio è fatto di imprevedibilità ed è seguito tanto proprio per quello, non si può quindi sempre e solo trovare colpevoli quando qualcosa gira storto, perché si nega l’essenza del calcio e si dimostra anche poca cultura calcistica.

Abbiamo tanto da imparare sotto questo aspetto, non solo in riva al Golfo dei Poeti.
I colpevoli poi? Sempre i soliti, dal tecnico a certi giocatori.
Fermo restando quelli che sono i limiti conosciuti di questa squadra, già sviscerati e analizzati ormai in tutte le salse.
Conosciuti ma non sempre in evidenza, la crescita delle ultime gare è li a dimostrarlo.

Ma si fa comunque a gara ad ingigantire tutto, compresi questi difetti, con la squadra diventata tutto d’un colpo vulnerabilissima sulle palle alte, quando invece se andiamo a ritroso scopriamo che l’unico gol preso di testa su piazzato, era stato quello di Pordenone.
La rete di Tello seppur di testa è un grossolano errore su un innocuo lancio lungo.

Difetti che ci sono e che hanno contribuito alla classifica deficitaria, ma basti solo fare un passo indietro con la memoria nelle tre occasioni in cui i bianchi sono stati raggiunti o superati nel finale, Perugia e Benevento al Picco e appunto Pisa, i punti in più in classifica sarebbero 5, vale a dire a ridosso dei play-off.
Questo senza andare a scomodare altre gare in cui si è lasciato più del meritato.

Sorvolo sul linciaggio che sta subendo un giocatore generoso e anche utile come Gyasi, ragazzo che andrebbe oltre modo aiutato ma che si finisce per indicare come capro espiatorio in una squadra che comunque sino ad ora ha segnato 15 reti, non poche.
Aiuto di cui ha bisogno anche Gudjohnsen, non certo diventato tutto in un colpo maturo per giocarle tutte dall’inizio e che se sta bene in casa inizia sempre dal primo minuto.
Ma resta l’opinabile del calcio, e restano le scelte, come quella di lasciare in campo un Ragusa che nel primo tempo sembrava fuori partita e che ne diventa l’assoluto protagonista, o quella di inserire Ricci invece che Erlic con la squadra in totale controllo del match.

Resta il fatto che si rischia di disfare e di scollare il tutto se si esasperano i toni e si acuiscono le distanze, da parte di tutti, in una piazza al momento più che mai isterica per molti aspetti.
Ah dimenticavo, non c’è nessun aut aut all’allenatore, non c’è stato dopo una serie di sconfitte consecutive, non c’è a maggior ragione dopo una sconfitta incredibile.
C’è ed è più che mai presente la cultura del disfattismo che forse tra Lagora e Dorgia non diventerà mai cultura calcistica

Enrico Lazzeri
Enrico Lazzeri
Nato a La Spezia, è il Direttore Responsabile della testata, segue lo Spezia con passione e trasporto dai primi anni '80 prima da tifoso, poi da tecnico televisivo ed infine da giornalista. Per anni Direttore di Astroradio, collabora con Tele Liguria Sud dagli anni 80, attualmente opinionista nella trasmissione Voglia di Spezia al giovedì sera.

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