Un po’ perché sabato sarà di scena la capolista Empoli al “Picco“, un po’ per la vittoria scaccia crisi ottenuta col Cittadella, in città si respira un clima pre-partita particolare, a tratti stuzzicante.
Sarebbe bello se l’appello a presenziare di queste ultime ore da parte della curva Ferrovia venisse raccolto anche da quella parte della tifoseria che nelle ultime settimane è rimasta in disparte, la parte più “occasionale”, od “umorale”, o facile allo sconforto, chiamatela come volete, è quella parte che è mancata all’occhio nudo di tutti.
Sarebbe bello che fosse finalmente una partita da giocarsi alla luce di un bel sole di primavera, che dia voglia e modo di sfoggiare un muro bianco sugli spalti come negli appuntamenti più importanti, quando i punti si fanno pesanti; qualcosa insomma che richiami echi di momenti intensi, di pomeriggi perfino emozionanti, dei quali ti innamori anche soltanto dei colori e dei profumi, dei contorni e della sostanza. Perchè la primavera ed il sole, al “Picco”, fanno anche questo.
Sarebbe bello provare a sorprendere la capolista proprio con queste armi, partendo dall’ entusiasmo ritrovato di uno stadio che sa esaltarsi ed esaltare quando un pronostico si presenta difficile.
Sarebbe bello se quell’euro-gol da tre punti di Gilardino contro il Cittadella fungesse da miccia per riaccendere il fuoco di una squadra che sembrava anche un po’ spenta, vittima di un destino a tratti sfortunato e a tratti specchio fin troppo crudele delle proprie colpe, dei propri limiti.
Chissà che quel gol, quella giocata da campione, non risvegli anche in Raffaele Palladino la voglia di partecipare per fare la differenza, lui che pure ha tecnica e fantasia a sufficienza per affrontare a testa alta la retroguardia empolese e qualunque formazione in questa categoria.
Sarebbe bello vederli tutti insieme, magari dall’inizio, Gilardino Palladino e Marilungo, tre giocatori che a loro modo in serie B possono vincere da soli le partite, come si richiede ai giocatori di maggior talento e personalità.
Sarebbe bello vederli camminare incontro a Ciccio Caputo, fuoriclasse dei toscani in fuga, porgere a lui la mano e provare a fargli capire fin da subito che loro tre, tutti insieme, potrebbero rendergli un pomeriggio complicato. E che noi, con loro tre davanti, non possiamo avere paura di nessuno.
Ecco, il pubblico di Spezia si aspetta questo, da qui in avanti, con il recupero degli assenti di lungo corso: si aspetta una presa di coscienza della propria forza da parte della squadra, giocare senza l’assillo di qualche traguardo particolare, magari divertirci, regalarci pomeriggi finalmente esaltanti in cui far fruttare tutte le nostre qualità, per poi alla fine scoprire se potremo continuare a giocare e sognare, o rimandare tutto di qualche mese con qualcosa, però, di solido tra le mani.